Fare la spesa è diventata un’operazione a rischio trappola. Confezioni accattivanti, slogan rassicuranti, frasi studiate a tavolino per farti mettere nel carrello qualcosa che in realtà non volevi davvero.
Ma c’è un trucco: imparare a leggere l’etichetta. Non tutta, solo le parti che contano. E soprattutto, farlo in 3 secondi, con un colpo d’occhio strategico.
No, non serve una laurea in chimica. Basta sapere dove guardare e cosa ignorare. E dopo un po’ diventa un riflesso automatico, come quando riconosci al volo se un messaggio è spam.
1. Gli ingredienti non mentono (anche se ci provano)
Partiamo dalla cosa più ovvia e più trascurata: la lista degli ingredienti.
Per legge, devono essere elencati in ordine di quantità decrescente. Il primo è l’ingrediente principale. Quindi, se compri una crema alla nocciola e il primo ingrediente è lo zucchero, sai già come andrà a finire.
Nel tempo ho imparato che questo dettaglio ti salva letteralmente. Ricordo una volta in cui avevo preso dei cracker “senza zuccheri aggiunti” per uno spuntino veloce. L’etichetta sembrava perfetta. Poi, a casa, leggo: farina di frumento, olio di palma, zucchero di canna, aromi, estratto di malto, lievito….
Sesto ingrediente: fibra di frumento. Cioè, le fibre che avrebbero dovuto rendere il prodotto “fit” erano quasi in fondo. La prossima volta ho preso solo pane integrale vero e ho fatto io i cracker.
Cosa evitare tra gli ingredienti
- Zucchero nei primi 3 posti
- Oli vegetali non specificati (spesso è palma, cocco, colza raffinato)
- Additivi in eccesso: più ce ne sono, più il prodotto è lavorato
- Aromi “naturali” non significa naturali davvero: può essere un estratto sintetico, basta che provenga da un elemento naturale
In generale: se non capisci cosa stai leggendo, meglio lasciar perdere.
2. I valori nutrizionali che contano

L’altro errore comune è guardare la tabella nutrizionale in base alla “porzione”.
Ma la porzione la decide il produttore: può dirti che “una porzione” sono 15 grammi di cereali, quando tu ne mangi 60.
Per confrontare prodotti e avere un parametro onesto, guarda sempre i valori per 100 grammi. Solo così capisci se stai prendendo un alimento equilibrato o una bomba di zuccheri mascherata da yogurt.
Le soglie da tenere a mente
- Zuccheri: meno di 5 g su 100 è ottimo, da 5 a 10 g accettabile, oltre i 15 g è dolce industriale
- Grassi totali: sotto i 10 g è ok, sopra i 15 g valuta bene
- Grassi saturi: meno di 2 g è buono, oltre i 5 g è roba burrosa
- Sale: sotto gli 0,3 g è basso, sopra gli 1,5 g è da saliera
Una volta, cercando un sugo pronto da usare al volo, ho trovato uno che diceva “senza conservanti, 100% naturale”. Letta l’etichetta: sale 2,1 g ogni 100 g. Cioè più del triplo della soglia consigliata. Di naturale, solo il colore rosso.
3. Il marketing non è nutrizione
Le frasi in evidenza sulle confezioni sono fatte per vendere, non per informare.
Non sono bugie, ma verità parziali, come quelle dei venditori troppo entusiasti.
Esempi classici:
- “Senza zuccheri aggiunti”: magari ci sono concentrati di succo di mela o uva, che sono zuccheri a tutti gli effetti
- “Light”: vuol dire solo che ha meno calorie rispetto a un altro prodotto, non che sia sano
- “Fonte di fibre”: lo sono anche le patatine se ci mettono inulina o crusca industriale
- “100% vegetale”: non sempre vuol dire leggero o sano. Anche l’olio di palma è vegetale.
L’industria del cibo sa bene che siamo sempre più attenti, quindi usa il linguaggio della salute per vendere qualsiasi cosa.
Leggere l’etichetta è l’unico modo per non farsi fregare.
4. Occhio ai sinonimi (che sembrano sani)

Un’altra cosa che ho imparato a forza di delusioni: lo zucchero ha molti nomi, e spesso non si chiama zucchero.
Ecco qualche variante che trovi spesso:
- Destrosio
- Sciroppo di glucosio-fruttosio
- Succo d’uva concentrato
- Miele (se è industriale, vale come zucchero)
- Maltodestrine
Idem per il sale: può comparire come sodio, glutammato monosodico, o additivi che aumentano la sapidità.
E i grassi? Se vedi “grassi vegetali idrogenati” o “oli parzialmente idrogenati”, lascia perdere. Sono i famosi trans che fanno più danni che altro.
5. Fai la conta: meno è meglio
Un altro trucco da usare sempre: conta il numero di ingredienti.
Se superano i 7-8, il prodotto è probabilmente troppo elaborato. Se arrivi a 15 o 20 ingredienti, hai in mano un prodotto ultra-processato. È difficile che sia sano, anche se ha una bella grafica e nomi rassicuranti.
Ti faccio un esempio concreto: yogurt.
Uno “normale” ha 2-3 ingredienti: latte, fermenti lattici, magari un po’ di frutta o miele.
Uno da supermercato, alla fragola? Latte scremato, zucchero, fragole 4%, aroma, coloranti, amido modificato, stabilizzanti, gelificanti, proteine del latte, succo concentrato, edulcoranti, acido citrico….
Alla fine, sa di tutto meno che di yogurt.
6. Etichette furbe: come riconoscerle
Ci sono confezioni pensate per “rassicurare” visivamente. Colori neutri, scritte eco, stile rustico. Ma dentro c’è lo stesso prodotto di prima, solo con il vestito nuovo.
Mi è capitato con una bevanda all’avena. Tutta beige, con font tipo “cose fatte in casa”. Etichetta: contiene zuccheri aggiunti, sale, oli vegetali e stabilizzanti. Praticamente un brodo dolce.
Lì ho capito che non è l’estetica a nutrirti. L’unico posto dove la verità è scritta è sul retro, in piccolo.
Come leggere un’etichetta in 3 secondi (per davvero)
Dopo un po’ diventa un’abitudine. E puoi farlo anche al volo, senza passare ore al supermercato.
Basta seguire tre mosse, in ordine:
- Gira la confezione, ignora il fronte
- Guarda i primi tre ingredienti: ti dicono già se è fuffa o no
- Controlla zuccheri, grassi e sale per 100 g: sono i veri indizi
Se tutto torna, puoi prenderlo. Se hai dubbi, ci sono sempre alternative migliori.
Una lente tascabile che ti salva gli occhi (e la pazienza)
Se ti è mai capitato di fare acrobazie tra le corsie per decifrare un’etichetta microscopica, sappi che non sei solo. I caratteri stampati su molti prodotti sembrano pensati per frustrare anche la vista più allenata. Qui entra in gioco uno strumento tanto semplice quanto utile: una lente d’ingrandimento tascabile.
Un esempio concreto? Questa lente pieghevole con LED integrato è piccola abbastanza da stare in tasca o in borsa, ma potente quanto basta per ingrandire ingredienti e valori nutrizionali senza sforzare la vista. La luce a LED è un bonus prezioso nei supermercati più bui, e la struttura richiudibile la rende pratica anche per chi fa la spesa al volo.
Non è un gadget da anziani, ma uno strumento smart per chi vuole davvero sapere cosa compra. Soprattutto se porti gli occhiali o sei stufo di fare zoom con lo smartphone a ogni prodotto. Vale la pena tenerne una a portata di mano: occupa poco spazio e ti aiuta a fare scelte più consapevoli, in ogni occasione.
Domande frequenti su come leggere l’etichetta dei prodotti
Cosa guardare per primo in un’etichetta alimentare?
Gli ingredienti. Sono elencati in ordine decrescente di quantità: i primi sono quelli più presenti. Se i primi tre sono zucchero, farina raffinata e olio di palma… forse è meglio lasciar perdere.
Come capire se un prodotto è sano solo dall’etichetta?
Controlla la lista ingredienti (breve, comprensibile, senza additivi strani), poi guarda i valori nutrizionali: pochi zuccheri, grassi saturi e sale sono sempre un buon segnale.
Quali additivi evitare?
Dipende, ma molti utenti cercano di evitare i coloranti artificiali (E102, E110), conservanti come E250 (nitriti) o l’onnipresente glutammato monosodico (E621). Un’etichetta “pulita” è quella senza troppe E.
Cosa significa “senza zuccheri aggiunti”?
Che non è stato aggiunto zucchero raffinato, ma non vuol dire che il prodotto sia “light”: potrebbero esserci comunque zuccheri naturali (es. fruttosio, succo di mela) o edulcoranti.
Meglio olio di girasole o olio d’oliva nelle etichette?
L’olio extravergine d’oliva è preferibile, soprattutto se è uno dei primi ingredienti. L’olio di girasole può andar bene, ma occhio alla dicitura “olio di girasole raffinato”: è più povero dal punto di vista nutrizionale.
Come riconoscere uno yogurt davvero naturale?
Dalla semplicità: ingredienti come “latte” e “fermenti lattici vivi” sono tutto quello che serve. Se compaiono aromi, zuccheri o amidi modificati… stai leggendo un dessert, non uno yogurt.
L’ordine degli ingredienti è sempre affidabile?
Sì, è regolato per legge. I produttori devono elencarli in ordine di peso, dal più abbondante al meno presente. Può aiutarti a capire quanto “cioccolato” c’è davvero in quel biscotto al cacao.
Serve usare un’app per capire se un prodotto è sano?
Può aiutare, ma non sostituisce il buon senso. App come Yuka o Open Food Facts sono utili per una prima scrematura, ma non sono infallibili. Leggere l’etichetta resta il metodo migliore.
Perché alcuni ingredienti hanno nomi strani?
Perché spesso si usano denominazioni chimiche o internazionali. Un esempio? L’acido ascorbico è semplicemente vitamina C. Ma non sempre è tutto innocuo, quindi meglio informarsi.
Meglio scegliere prodotti con etichette corte?
Di solito sì. Una lista ingredienti breve, con nomi che capisci al volo, è spesso indice di un prodotto meno industriale e più “trasparente”.